Bacialè

Una campagna fotografica sul territorio di Gorzegno per restituire una rappresentazione dello spazio geografico in cui memoria storica e presente, percezione individuale e collettiva, si intrecciano e alimentano l’immaginario dei luoghi.

AREA DI INDAGINE
Territorio comunale di Gorzegno in Valle Bormida (CN)

FOTO
Alessandro Guida

INTERVISTE - TESTI - COORDINAMENTO CAMPAGNA FOTOGRAFICA
Viviana Rubbo

ANNO
2024

COMMITTENTE
Associazione UN Territorio e Comune di Gorzegno

INFO
Per volontà dell’Amministrazione locale, il progetto Bacialé prende le mosse e prosegue l’iniziativa “Re-Listening Beppe Fenoglio”, progetto finanziato dalla Fondazione CRC con il Bando “Fuori Orario 2022” e concluso nel luglio 2023. Esito di quel primo intervento, sono state due tracce sonore sul paesaggio locale. Nel 2024, una nuova proposta - finanziata dalla Fondazione CRC - si concentra su “Il fiume dentro: percorsi e attività, suoni e segni per il Mulino di Gorzegno” su vari piani espressivi: ancora un paesaggio sonoro che traccia un possibile e nuovo rapporto di convivenza con il fiume, e due , due diverse campagne fotografiche per raccontare in maniera evocativa quello che le tracce sonore propongono, dando un volto alle voci e forme al paesaggio ascoltato.

IT

Nel contesto del progetto Bacialè, la campagna fotografica si è incentrata sugli elementi costituenti il paesaggio di Gorzegno partendo dall’ascolto del territorio, dalle voci di chi lo abita e lo vive nel quotidiano, per restituire una rappresentazione dello spazio geografico in cui memoria storica e presente, percezione individuale e collettiva, si intrecciano e alimentano l’immaginario dei luoghi.


LA METODOLOGIA DI LAVORO
Come ricorda l’antropologo Vito Teti “ogni luogo è mentale e richiede una riorganizzazione simbolica che ha a che fare con il tempo, la memoria e l’oblio”. In questo senso, i paesaggi non sono solo un mero concetto spaziale, ma una costruzione culturale, fatta di immagini che ereditiamo dal passato e che si arricchisce, giorno dopo giorno, osservandoli.
I paesaggi sono come un testo fatto di storie, memorie e segni e, come tali, vanno decifrati, letti e interpretati.

Per questo, nella nostra pratica utilizziamo la ricerca fotografica per indagare la dimensione territoriale, l’impronta corporea degli elementi che abitano lo spazio e il senso che, come individui e come società, attribuiamo ai luoghi.

La fotografia come strumento per costruire nuove narrazioni territoriali, un linguaggio trasversale capace di includere un ampio spettro di voci e di sguardi per supportare un’analisi critica delle dinamiche di trasformazione. Un metodo di coinvolgimento delle comunità locali a supporto di processi decisionali più consapevoli e inclusivi.

EN

In the context of the Bacialè project, the photographic campaign focused on the elements that forms the landscape of Gorzegno, starting from listening to the territory and recording the voices of those who live there and experience it on a daily basis. The aim was to make a representation of the geographical space in which historical memory and present, individual and collective perception, intertwine and feed the imagination of places.


WORKING METHODOLOGY
As anthropologist Vito Teti recalls, “every place is mental and requires a symbolic reorganization that has to do with time, memory and oblivion”. In this sense, landscapes are not just a mere spatial concept, but a cultural construction, made of images that we inherit from the past and that are enriched, day after day, by observing them. Landscapes are like a text made of stories, memories and signs and, as such, must be deciphered, read and interpreted.

For this reason, in our practice we use photographic research to investigate the territorial dimension, the corporeal imprint of the elements that inhabit the space and the meaning that, as individuals and as a society, we attribute to places.

Photography as a tool to build new territorial narratives, a transversal language capable of including a wide spectrum of voices and views to support a critical analysis of the dynamics of transformation. A method of involving local communities to support more aware and inclusive decision-making processes.

Una vista della Valle Bormida guardando verso Cortemilia

Abbiamo la stessa idea di paradiso ed è Gorzegno. Ci ha affascinato la sua bellezza così intrisa di storia, memoria e vissuto

— Mathias e Alissia, nuovi residenti in arrivo dal Canada

Osservare il paesaggio per riflettere sulla storia recente

Ad accompagnarci lungo il cammino, le parole di una comunità composita in cui convivono l’anima locale di persone originarie del posto insieme a giovani (e meno giovani) che tornano a vivere le case dei padri e un gruppo consistente di forestieri che provengono da altre regioni, dall’Europa e dal mondo, e hanno deciso di costruire qui il proprio futuro perché affascinati dal carattere peculiare di questa terra «Abbiamo la stessa idea di paradiso ed è Gorzegno. Ci ha affascinato la sua bellezza così intrisa di storia, memoria e vissuto» - Mathias e Alissia, nuovi residenti in arrivo dal Canada.

Gorzegno, 13 kmq per 260 abitanti, come molti territori rurali d’Italia tra gli Appennini e le Alpi, ha subito dinamiche di abbandono che hanno indebolito il legame sociale tra la comunità e il suo spazio di vita. Ma qui, più che altrove, i mutamenti sono stati radicali e dirompenti, “la valle era morta. Al mattino, in autunno, si sollevava la nebbia. Acido fenico. Anche il legno si impregnava. È stato allora che i vigneti sono stati abbandonati - Giuliano, Fraz. Robertiero.

La generazione nata tra gli anni ‘40 e ‘60 del Novecento ricorda le acque torbide rosso scuro e l’odore acre del fiume avvelenato. Nella mente è ben impressa la lotta del primo movimento ambientalista ‘Valle Bormida pulita’, la fatica e la devastazione di un territorio messo in ginocchio.
«La fuga era inevitabile. Il mutamento non riguardava solo l’abbandono delle campagne. L’ACNA aveva determinato un cambiamento culturale: la Bormida era diventata ‘innominabile’. Cominciava così un processo di allontanamento e cancellazione del fiume dall’immaginario locale» - Angela, Fraz. Costa bassa

Observing the landscape to critically look at the recent history

Accompanying us along the way are the words of a composite community in which the soul of local people coexists with young people (and not so young) who return to live in their fathers' houses and a large group of foreigners who come from other regions, from Europe and from the world, and who have decided to build their future here because they are fascinated by the peculiar character of this land. "We have the same idea of ​​paradise and it is Gorzegno. We were fascinated by its beauty so steeped in history, memory and experience" - Mathias and Alissia, new residents arriving from Canada.

Gorzegno, 13 km2 for 260 inhabitants, like many rural areas in Italy between the Apennines and the Alps, has undergone dynamics of abandonment that have weakened the social bond between the community and its living space. But here, more than elsewhere, the changes have been radical and disruptive, "the valley was dead. In the morning, in autumn, the fog rose. Carbolic acid. Even the wood was soaked. It was then that the vineyards were abandoned - Giuliano, Fraz. Robertiero.

The generation born between the 1940s and 1960s remembers the dark red murky waters and the acrid smell of the poisoned river. The struggle of the first environmentalist movement ‘Valle Bormida pulita’ is well imprinted in their minds, as is the fatigue and devastation of a territory brought to its knees. «The escape was inevitable. The change did not only concern the abandonment of the countryside. ACNA had brought about a cultural change: the Bormida had become ‘unmentionable’. Thus began a process of removal and erasing of the river from the local imagination» - Angela, Fraz. Costa bassa

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO

Dal capoluogo, adagiato sul palmo di una mano immaginaria le cui dita disegnano i ripidi tagli dei rittani - profonde spaccature di arenaria che incombono sui meandri del fiume Bormida - si è tentato di allargare lo sguardo all’ambito più ampio della Valle. Come nella messa a fuoco dell’obiettivo, sono apparsi colline, boschi, campi coltivati, il segno sottile e magnetico dei terrazzamenti, una miriade di borgate e casali sparsi, castelli, pievi e cappelle, le rocche e il bacino idrografico del fiume.


Le componenti su cui si concentra il racconto includono:

Terrazzamenti

La forma dell’abitato

Fiume come infrastruttura

Il fiume, spazio ecologico e culturale

Il linguaggio della pietra

L’economia agricola

THE LANDSCAPE’S COMPONENTS

From the central village, lying on the palm of an imaginary hand whose fingers draw the steep cuts of the so-called rittani - deep sandstone cracks that loom over the meanders of the Bormida river - we tried to broaden our view to the wider area of ​​the Valley. As in the focus of the lens, hills, woods, cultivated fields, the subtle and magnetic sign of the terraces, a myriad of scattered villages and farmhouses, castles, parish churches and chapels, the fortresses and the river's basin have appeared in the picture.

The elements that form the visual narrative include:

Terracing

The shape of the settlement

River as infrastructure

The river, ecological and cultural space

The language of the stone

The agricultural economy

Racconto

TERRAZZAMENTI

I terrazzamenti sono una struttura sorprendente e di grande impatto, un elemento fondante della trama del paesaggio vallivo. “Benché sbiadite, le tracce dei muri a secco che sostengono i terrazzamenti sono ancora leggibili; in parte ricoperti dal bosco d’invasione, in parte crollati a causa dell’incuria, i terrazzamenti corrono lungo i versanti delle colline ed esprimono ancora oggi l’energia (e lo sforzo) necessari alla cura del territorio. Un’agricoltura eroica”- Giovanni, pensionato e appassionato viticoltore.

I terrazzamenti riducevano la pendenza e ospitavano le piante da frutta (pere, mele e pesche) e gli orti in mezzo ai tralci di vite, mentre le zucche crescevano nel campo di meliga, secondo una logica di sussistenza e di grande diversificazione delle colture. E poi, nei boschi, si coltivavano le castagne, si raccoglievano tartufi e funghi che i nostri interlocutori ricordano profumatissimi” - Le testimonianze raccolte durante le interviste a Marco, Giorgio e la moglie Vilma, e Fabrizio.

«Prima del 1995 il paesaggio terrazzato passava inosservato. L’alluvione e l’abbandono della terra erano le ragioni principali della sua ‘scomparsa’ dalla vita quotidiana della comunità. Oggi è un elemento geografico e culturale perché unisce i luoghi, le case, i campi, espressione concreta dell’identità di questo territorio » - Donatella Murtas, Ecomuseo dei Terrazzamenti

Le tracce dei terrazzamenti sono ancora leggibili, benché in parte coperti dal bosco d’invasione

FORMA DELL’ABITATO - TRA MEMORIA E PRESENTE

La memoria della comunità storica ci porta al Castello, nella piazza del paese, al gioco della pallapugno e alla celebre Sagra del Pollo: «la vita nel cuore del paese era frenetica. Erano gli anni ‘60 e a Gorzegno c'erano oltre 700 abitanti [1], due osterie, un circolo, tre caffè, una panetteria, tre commestibili, quattro  tabaccai, una macelleria e un maniscalco» - Giorgio e Vilma, abitanti storici.

Il 1973 sancisce l’avvio della Sagra del Pollo che coinvolgeva tutta la Comunità «erano due settimane di festa. La piazza era gremita, le donne del paese facevano gli agnolotti del Plin. Si organizzava il Gran Premio alta Langa, una corsa in bicicletta di 80 km, e una corsa podistica fino a Prunetto. La festa era grandiosa, attirava gente da fuori». - Giovanni, Giuliano e Renzo, abitanti storici


[1] Balocco F. (2005), Gorzegno tra storia e leggenda, p.106

Foto storica di Giuseppe Bertola, anni ‘80

Festa Pollo Piazza, metà anni ‘70 - Archivio privato Lorenzo Piazza

Foto storica di Giuseppe Bertola, metà anni ‘90

Corsa ciclistica in occasione della Festa Pollo Piazza, metà anni ‘70 - Archivio privato Lorenzo Piazza

La piazza centrale del capoluogo su cui affaccia la chiesa di San Siro e l’edificio comunale

Intorno al capoluogo, tenute insieme dalla trama dei terrazzamenti e dei coltivi, un susseguirsi di frazioni sparse sul territorio sono testimoni di una società ancora oggi dedita all’agricoltura: dalle pendici scoscese dello Scarrone, ai pendii boscosi di Robertiero e i pascoli d’altura di Pianelle, fino alle borgate di Gisuole e la piccola frazione di Sargenti, entrambe affacciate sulle sponde del fiume, e poi Costa e Costa Alta a dominare il centro del paese adagiato ai piedi delle rocche, in un’ansa profonda del fiume.

La forma dell’abitato si descrive attraverso i piccoli nuclei densi e compatti che punteggiano la campagna.
Un’architettura rurale funzionale alle esigenze della comunità agricola. Benché l’abbandono forzato e l’invecchiamento della popolazione abbiano spento le luci e chiuso i battenti di molte abitazioni (a Gisuole gli abitanti stabili sono 6, a Robertiero, tra i 10 e i 15) queste realtà sono testimoni di uno straordinario fenomeno di ritorno. Giovani e meno giovani che si trasferiscono a Gorzegno nelle case appartenute ai propri padri.

Dopo anni di frequentazione estiva, Marco ha deciso di mettere radici. Oggi produce miele di lavanda che coltiva in un terreno che era del nonno”. Una scelta che condivide con Claudia, Miriam e Fabrizio. Una nuova generazione che scommette sulla rinascita del paese e del suo territorio. Non solo, tra coloro che avevano scelto di partire sul finire degli anni ‘60, molti sono tornati con l’età della pensione (Giuseppe, i proprietari di Ca de’ Fefi, Giorgio). Ma molti sono anche gli stranieri (per lo più inglesi, olandesi, svizzeri) che scelgono queste terre “per la natura selvatica, il senso di comunità aperta e accogliente» (Mathias e Alissa, canadesi; Keith & Tony, inglesi, Marketa, originaria della Repubblica Ceca).

Edifici rurali nella Fraz. Sargenti

FIUME COME INFRASTRUTTURA

Una società agricola che ha costruito la propria ricchezza socio-economica e la sua valenza culturale grazie alla presenza del fiume e alla rete capillare di affluenti, rii e ruscelli di un bacino idrogeografico meandriforme. L’inquinamento provocato dall’ACNA ha determinato la morte dell’economia agricola di Valle (la produzione di Dolcetto, il grano, gli orti, i boschi di castagne, i funghi..) e la fuga obbligata di un’intera generazione che è partita per trovare fortuna altrove. Per loro, il fiume non è mai esistito.

Per contro, i giovani della comunità sono cresciuti durante la rinascita del fiume. Dalla fine degli anni ‘90, l’acqua è tornata ad essere oggetto di indagine e scoperta per la comunità, a partire dai bambini della scuola primaria di Gorzegno[1].Le nuove generazioni sono tornate a frequentare il fiume. «Vorrei che si ripulisse l’argine del fiume per valorizzare la strada vecchia che è un luogo ideale per camminare lungo la via d’acqua» - Angelo, giovane abitante e amministratore. Dopo trent’anni trascorsi a Torino, nel 2007 Fabrizio si è trasferito a Gorzegno. È appassionato di pesca e, appena può, scende al fiume. Sua, l’iniziativa di creare un’Associazione dedicata a questa attività.

Come conseguenza della forza travolgente degli ultimi eventi alluvionali che hanno investito questa valle, l’elemento fluviale e il suo bacino sono stati oggetto di interventi di manutenzione e pulitura dell’alveo per ricalibrare le sezioni di deflusso e gestire le portate d’acqua anche in eventi di piena. Il bacino idrografico della Bormida è ancora in fase di assestamento tant'è che il corso d'acqua potrà ancora subire modifiche nel suo percorso.

Si interviene con opere di ripristino infrastrutturale (tra cui, la costruzione di un’area golenale a valle del ponte nuovo e la ricostruzione del meandro a monte).
In mancanza di una visione d’insieme del sistema idrografico di valle, in un contesto in cui nel tempo molti canali sono stati tombati e l’urbanizzazione del territorio è cresciuta, si rischia di guardare al fiume solo dal punto di vista del funzionamento idraulico, a discapito della sua dimensione ecologica. «La Bormida disegna le anse e cambia letto. E tutto il sistema idrografico si rispecchia anche nelle forme di occupazione antropica del territorio» - Donatella, Ecomuseo dei Terrazzamenti

IL FIUME, SPAZIO ECOLOGICO E CULTURALE

Il fiume viene riconosciuto e acquisito come spazio culturale, bene collettivo, sistema ecologico (loisir, benessere) di interesse, da proteggere e preservare. Abbiamo appreso che la Bormida disegna le sue anse e cambia letto, forma piscine naturali e lunghe distese di sabbia. Le sue sponde, oggi ancora per lo più inaccessibili, potrebbero offrire l’accesso a itinerari naturalistici

 IL LINGUAGGIO DELLA PIETRA

Altro elemento distintivo sono le rocche (o rittani): fenditure nella roccia erose nel tempo dal fiume.
La pietra è stata l’elemento fondante di questo territorio. Un materiale, l’arenaria, che ha plasmato il paesaggio attraverso il linguaggio delle costruzioni a secco. «I terrazzamenti, i pozzi, i casotti delle campagne (ciabot), gli essiccatoi per le castagne (scao) e ancora molta architettura rurale - spesso diroccata - parlano il linguaggio della pietra.

Persa questa conoscenza, cambiano le forme, cambiano le proporzioni, si svilisce un patrimonio che non connota più questo luogo» - Donatella, Ecomuseo dei Terrazzamenti

L’ECONOMIA AGRICOLA

Infine, dalle trame del paesaggio, emerge l’evoluzione dell’economia agricola.

Molti degli abitanti attuali possiedono ancora molti ettari «la terra l'ho sempre lavorata con la famiglia ed è sempre stata il mio pallino. Ma per molti anni, l'unico obiettivo era liberarsi della terra e degli animali. Oggi piano piano si torna a lavorare i campi. Quando vedo la campagna coltivata, mi si apre il cuore» - Giuliano, Fraz. Robertiero

Le immagini della campagna produttiva vivono indelebili nella memoria di coloro che sono partiti appena 18enni all’alba degli anni ’60 per tornare in paese sul finire del secolo e ormai in pensione, per ritornare alla cura dei campi, delle amicizie e di una vita che amavano. Negli anni hanno continuato a visitare il paese durante l’estate, nei momenti di festa.
Erano fagioli, il mais, il grano nella piana alluvionale, e vite e alberi da frutta sul versante collinare. Un sistema territoriale agricolo intrinsecamente legato alla presenza del fiume in cui si portavano gli animali a bere, si lavava il bucato e la lana, si faceva funzionare il mulino, si pescava e ci si immergeva nelle sue acque.


Negli anni è venuta meno la produzione del grano e i prati sono rimasti incolti. Il bosco avanza sui terrazzamenti mentre una nuova coltura ha preso il sopravvento rimpiazzando le viti e occupando spazi prima destinati ai fagioli, al mais, al grano e alla frutta: è la nocciola.

Poi, all’improvviso, inattesi, appaiono sul pendio nuovi impianti di vite, piccoli gesti di riconquista all’avanzata del bosco.

Un progetto fotografico ha cercato di ricomporre il nostro sguardo con una collezione di memorie, aneddoti e riflessioni nel tentativo di proporre una rappresentazione di un sistema territoriale complesso partendo dagli elementi del paesaggio e i loro significati.

Una narrazione che, anche se parziale, fonde insieme le vicende storiche e le dinamiche del nostro tempo per dare forma e identità a quello che è lo spazio di vita con cui ci confrontiamo oggi.

[1] Balocco F. (2005), Gorzegno tra storia e leggenda.

Si ringraziano


Grazie al sindaco Marco per il prezioso supporto nelle fasi di ascolto e coinvolgimento degli abitanti e a Davide Vero, Associazione UnTerritorio per averci coinvolto nella scoperta di un nuovo piccolo frammento del vasto paesaggio italiano.
Ma soprattutto un ringraziamento speciale va tutti coloro che hanno voluto partecipare a questo progetto: dedicandoci generosamente il loro tempo, ci hanno regalato il piacere e la magia di ascoltare memorie, aneddoti e storie di vita di questo territorio!

Loro sono: Giuseppe (memoria storica), Giorgio e sua moglie Vilma (memoria storica), Giuliano (abitante), Giorgio (abitante di ritorno)

Giuseppina, Enrica, Vilma, Angela, Marinella (abitanti storiche), Giovanni (veterinario e produttore di vino), Giuliano (geometra) e sua moglie Loredana; Lorenzo (promotore della sagra il ‘Pollo Piazza’); ⁠I gestori del B&B Cà d’ Fefi; Maria Teresa ( proprietaria dello storico emporio in piazza) 

I giovani e gli stranieri:
Matteo; Angelo (amministratore) e Claudia; Gabriele e Miriam, Fabrizio (cantoniere); Marco (nuovo abitante di ritorno); Luca (tecnico del Comune); Mathias e Alissa (nuovi residenti, originari del Canada); Leda (albanese, trasferitasi a Gorzegno); Kate & Tony (inglesi in pensione); Giuseppe (storico); Donatella (Ecomuseo dei terrazzamenti ); Luca (tecnico Regione per la gestione del bacino idrico).

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