Dentro la trasformazione
Il racconto della riqualificazione
dei Giardini di Via Dezza
AREA DI INDAGINE
Milano - Giardini di Via Dezza
FOTO
Alessandro Guida
TESTI - INTERVISTE
Viviana Rubbo
ANNO
2021
UN PROGETTO REALIZZATO PER
Enel Energia S.p.a
MOSTRA
09.09.2021 - 09.10.2021
Giardini di Via Dezza (Milano)
Curatela di Alessandro Guida e Viviana Rubbo
IT
Questo racconto fotografico nasce per documentare la trasformazione dei Giardini di Via Dezza collocandosi all’interno del progetto Enel in Circolo, un programma di Enel Energia volto a promuovere la cultura della sostenibilità ambientale attraverso interventi di riqualificazione degli spazi urbani, coinvolgimento della cittadinanza in progetti di recupero e riutilizzo di oggetti dismessi, e la sensibilizzazione sul tema del riscaldamento globale.
Il filo narrativo propone una lettura del processo di riqualificazione di quello che è uno spazio emblematico nella geografia del quartiere, seguendone l’evoluzione nel breve arco di tempo di svolgimento dei lavori di ripristino e cercando di portare uno sguardo più ampio sulle forme della città entro cui s’inscrive.
Nel tentativo di guardare e assegnare un significato ai mutamenti del paesaggio attraverso il tempo, abbiamo chiesto ad alcuni cittadini di partecipare attivamente al racconto. Da questo nascono i ritratti alle persone che, associati alle parole, propongono una riflessione sui luoghi che abitano e vivono nel quotidiano.
La comunità, insieme agli elementi dello spazio, diventa protagonista di questa storia.
EN
This photographic tale is born to provide a documentation of the transformation of Via Dezza Gardens, as part of the Enel in Circolo Project, the Enel Energia program aimed at promoting environmental sustainability through initiatives of urban space renewal, involvement of citizens in projects of recovery and reuse of objects having become obsolete, while raising awareness on the issue of global warming.
The narrative line moves across the redevelopment process of what emerges as an emblematic urban space in the geography of the district. The visual story follows its transformation stepping in just before the building site kick-off introducing a broader perspective on the forms of the city wreathing the gardens.
In the attempt to observe and assign a meaning to the landscape’s changes over time, we asked some citizens to actively participate in the construction of the narrative. This process has originated the portraits of people which, associated to their words, offer a chance to reflect on the space where their life unfolds.
The community, together with the elements of the space, becomes the main character of this story.
“I posti ne sanno più di noi, se cerchiamo di risignificarli in realtà sono loro a definirci e a raccontarci chi siamo.”.
— Franco La Cecla, in Perdersi, l’uomo senza ambiente
Il racconto
Partendo dall’estremità meridionale dei giardini, dove sorge il cantiere della nuova linea 4 della metropolitana, alla confluenza di Via Dezza su Parco Don Giussani, il racconto si addentra nella struttura urbana che si cela dietro il fronte compatto di abitazioni che guardano il viale alberato. Si muove alla deriva nelle vie laterali, si addentra nei cortili interni, inseguendo il verde negli androni dei palazzi storici, cercando l’orizzonte oltre i tetti delle case dei ferrovieri, per poi avvicinarsi all’area del cantiere del giardino, nelle fasi precedenti al ripristino degli impianti sportivi. La sequenza delle immagini inquadra gli spazi, spogli e fasciati di arancione. È il momento di avvio dei lavori che investe l’area gioco dei più piccoli, poi il campo di calcetto e quello di basket e infine l’area cani, a ridosso della piazzetta circolare all’altezza del numero 25 di via Dezza.
Il giardino dalla forma curvilinea e oblunga è uno e tanti mondi allo stesso tempo.
È innanzitutto un elemento di una trama complessa di parchi e aree verdi che nasce dalla dismissione del raccordo ferroviario, con lo scalo Sempione, da un lato, e la stazione del bestiame poi divenuto il Parco Solari, dall’altra, che ha accompagnato lo sviluppo industriale del quartiere a partire dagli anni ’60 dell’Ottocento. Un’area che è cresciuta rapidamente divenendo un polo produttivo di Milano con l’insediamento di attività artigianali e alcune delle più importanti realtà del panorama nazionale nel settore metalmeccanico, chimico, elettronico di precisione e alimentare: tra i nomi più noti, Ghisleri, Riva Calzoni, Ansaldo, Sobacchi, Nestlè, la belga Schlumberger. Tra queste, anche la Società dei F.lli Gamba nata nel 1935 e il negozio di ferramenta Viganò del 1927, attività che, ancora oggi, sono attive nel quartiere. Un tessuto culturale e produttivo legato al mondo popolare e operaio che vede, proprio negli anni ’30 del Novecento, la nascita del Parco Solari (attuale Parco Don Giussani) e la conversione del tracciato ferroviario di via Dezza in un viale alberato.
Da allora, il verde è penetrato nella maglia urbana, lungo i tracciati stradali, nei cortili e nelle vie tutt’intorno, divenendo elemento distintivo di quest’area. Il quartiere cambia nuovamente volto a partire dal secondo dopoguerra, in particolare sotto l’influenza del pensiero visionario dell’architetto Gio Ponti, che costruisce, tra le numerose opere, la casa al numero 49 di Via Dezza e vi si stabilisce a partire dagli anni ’50.
La posizione centrale nel racconto la occupano le persone che abbiamo incontrato in questi mesi e che ci hanno accompagnato nel processo di conoscenza dei luoghi offrendoci generosamente il loro tempo e uno sguardo intimo su questa porzione di mondo.
È un’umanità complessa e variegata che man mano si arricchisce di nuove esperienze e nuovi arrivi, e, anche per questo, allegra.
C’è la comunità storica che ha vissuto in prima persona tutti i cambiamenti avvenuti in seguito alle profonde trasformazioni degli anni ’80: la chiusura delle fabbriche, la fine del lavoro operaio, il terrorismo e la dismissione delle grandi strutture industriali e la loro riconversione in comparti destinati alla moda e al design, fino alle trasformazioni più recenti. Il quartiere è diventato man mano più residenziale, ma la comunità storica, per molti aspetti, è ancora quella di allora.
Ci sono coloro che lo hanno scelto.
Arrivati negli anni successivi, ricordano i giardini più spartani ma sempre preminenti nella vita sociale del quartiere.
Emerge dai racconti l’atmosfera rilassata e la disponibilità della gente ad intrattenersi, conoscersi, e stringere relazioni. Un quartiere generoso e protettivo che si mobilita per fornire servizi utili a rendere meno duri i periodi del lockdown in questo ultimo anno di pandemia di Covid-19. Un angolo di città dove è più facile creare sinergie e sviluppare progettualità, come gli aperitivi di quartiere, o le iniziative per riciclare oggetti usati che diventano occasione per fare amicizia; attività spontanee, che nascono dal basso e rafforzano le reti sociali nel quartiere. Tra i progetti di impegno civico e cura del territorio, il Museo Lab 6 (www.museolab6.com), il cui obiettivo è la conoscenza e la tutela del patrimonio storico e culturale del territorio con la partecipazione della comunità e un’attenzione ai grandi interventi di riqualificazione urbana che investiranno il quartiere nei prossimi anni (linea 4 della metropolitana e dismissione degli scali ferroviari).
Tra i volti di questa storia, c’è anche chi lo ha scoperto nell’arco dell’ultimo decennio, chi è arrivato dopo un lungo viaggio, chi lo ha scelto per lavoro e chi è rimasto affascinato dal carattere naturale di questo ambiente.
I giardini sono, da sempre, il cuore pulsante dell’attività sportiva urbana. Il campo da basket è una vera istituzione nel panorama milanese, teatro negli anni ’80-’90 delle sfide più spettacolari del basket di strada e un luogo che è entrato a far parte dell’immaginario collettivo dei ragazzi della zona e non solo. Aperto dal primo mattino fino a tarda sera, è una palestra di gioco e di vita in cui si alternano generazioni di giocatori. Non da meno, il campo da calcetto, anch’esso animato dall’alba al tramonto, ha visto rincorrersi aspiranti calciatori, promesse e campioni, giovani e adulti, che tornano, giorno dopo giorno, a correre sul tappeto verde.
Tra le testimonianze raccolte, la squadra dei Dezza Boys, un gruppo di amici che ha continuato a ritrovarsi su questo campo anche quando le loro vite adulte li hanno portati lontano, luogo in cui rinnovare, ad ogni nuovo incontro, la loro amicizia. Agli estremi del viale, il parco giochi dei bambini, con la linea sinuosa di un otto disegnato a pavimento su cui scivolano i monopattini, e l’area destinata ai cani, dove i proprietari si intrattengono a chiacchierare.
È un giardino sempre molto animato, frequentato da chi passeggia, o lo attraversa per raggiungere altri punti del quartiere preferendolo al marciapiede, o chi ne approfitta per una sosta sulle panchine per riposare, leggere e mangiare un gelato.
Ripercorrendo i giardini a lavori ultimati, il racconto si chiude.
Lungo tutto l’asse del viale, sotto la coltre di alberi che sono tornati a fiorire per molti lustri, ad ogni ora del giorno, è un alternarsi di attività e un ritrovarsi e rincorrersi di un’umanità che cerca e ritrova, ciascuno a suo modo, il proprio mondo ideale. Il verde delle vie laterali riconduce sempre al giardino di Via Dezza e da lì, più lontano, si perde nella trama vegetale che innerva la città.
I Giardini di Via Dezza sono tutto questo.
Sono la sua dimensione collettiva e il suo trasformarsi all’interno del quartiere e della città. La riqualificazione di questi spazi non solo migliora la qualità della vita dei suoi abitanti, ma restituisce a questa comunità un luogo di aggregazione dal valore universale, rinnovandone il significato di cuore del quartiere.
Il progetto fotografico ha cercato di ricomporre il nostro sguardo con una collezione di memorie, aneddoti e riflessioni, in un filo narrativo che racchiude l’immaginario individuale e collettivo di questo territorio.
Una narrazione che, anche se parziale, fonde insieme le vicende storiche e le dinamiche del nostro tempo per dare forma e identità a quello che è lo spazio di vita con cui ci confrontiamo oggi.
RINGRAZIAMENTI
Ringraziamo Camilla Pisani di AlphaOmega per averci seguito passo passo nel progetto e averlo reso possibile. E tutti gli abitanti e i cittadini che hanno voluto partecipare a questo progetto: dedicandoci generosamente il loro tempo, ci hanno regalato il piacere e la magia di ascoltare memorie, aneddoti e storie di vita, intorno ai Giardini di Via Dezza.
Hanno partecipato: Rosella (Bibliothe&Co), a John Light e Nelson (custodi del verde), Paolo (Comitato Lab Verde Circolare), Susy (abitante), Anelisa (Museo Lab6), Giacomo (Società Gamba), Giulio (Ferramenta Viganò) Beverlyn (abitante), Cecilia (abitante), I Dezza Boys (Matteo - Orda, Eugenio - Gege, Daniele - Anvar, Alberto - Alby, Marco - Mago, Armando - Barabba, Marco - Spante, Alessandro - Garla), Ermes (Garage Dezza), Marco e Gabriel (Food in Sud), Niccolò (abitante e giocatore di basket), Giorgio (abitante), Alessandra e Ludovica (abitanti), Fabio (giovane calciatore), Salvatore (responsabile dell’Archivio Gio Ponti), Viridiana e Giacomo (abitanti), Raimondo (Museo Lab 6), Laura e Antonella (abitanti), Marco (Comitato Lab Verde Circolare), Katia (abitante), Barbara (abitante), Roberto (Cheese Park), Fiorenzo (abitante), Teresa (custode).